Intanto vorrei ringraziare tutti voi per essere arrivati fin qui, ma
in particolar modo ringraziare Fabio, Gianna, Marco, Marilena,
Clelia e tutti coloro che hanno costruito e reso possibile questo
incontro.
Bruno sarebbe stato felice, ma anche schivo e sicuramente avrebbe
inventato una sua battuta.
Lui amava insegnare, diceva di essere fortunato a fare questo lavoro
e anche a me ha reso più simpatico il mondo scientifico e la
matematica. Davanti ai miei occhi non apparivano più seriosi e
austeri professori, ma uomini e donne intelligenti, sensibili e
pieni di curiosità...
Davvero per me, oggi, e' uno dei regali più belli di questi giorni,
dopo un'ondata di emozioni provenienti da colleghi dei quali non
sapevo nulla da tempo. Tutto questo mi mostra ancor di più l'affetto
che Bruno ha saputo inondare nel cuore di tutti voi.
Spesso mi interrogo su cosa avrebbe detto della situazione
universitaria, di questo mondo che cambia in fretta e sulle molte
questioni che lo appassionavano o semplicemente gli appartenevano,
come la questione ebraica, i temi interni, internazionali e
quant'altro secondo una sua visione originale, lungimirante e acuta.
Bruno era nato a Roma, ma aveva nel cuore Venezia, Israele e il
mondo intero. Con lui abbiamo viaggiato molto, per piacere, per
lavoro e per curiosità. E in un viaggio di dieci anni fa l'ho perso,
ma a volte mi piace pensare che Bruno viaggi ancora con le sue idee,
la sua capacità di stabilire relazioni e che forse voi siete qui
proprio per continuare a portare in giro il suo ricordo.
Grazie,
Tina
Massimo
Bassan
Prima di tutto, vorrei condividere l’emozione nel vedere
quest’aula piena di colleghi di Bruno: scalda il cuore
considerare in quanti siete accorsi, da ovunque in Italia e
dall'estero, per onorare Bruno e il suo lavoro: vi ringrazio
tutti per essere qui.
Dimenticavo di presentarmi: sono Massimo Bassan, fratello di
Bruno. Non è opportuno nè possibile che vi racconti qui i miei
48 anni di vita con Bruno; ho quindi pensato di ricordare brevemente
il ruolo di Bruno come zio, amorevolissimo, dei miei figli.
Nella prima foto, dell’estate 1986, vi mostro un Bruno in totale
relax, in un paesino della valle di Cogne, a prendere il sole e
leggere un giallo ….con la nipotina Giulia seduta sulla sua pancia,
totalmente a suo agio e in comfort: con zio Bruno siamo al sicuro !
Nella seconda foto, del 2004, Bruno è invece intento, nella
nostra cucina, a spiegare le geometrie non euclidee a Marco, allora
quindicenne: colpisce il suo sorriso, che già altri hanno qui
ricordato, e traspare una grande capacità comunicativa: Bruno
era capace di entrare in contatto con chiunque, adattando il
registro della comunicazione all’interlocutore di turno.
Userò infine la terza immagine, che è una vista aerea della zona di
piazza Mazzini, per raccontarvi un aneddoto: un giorno scendevamo
lungo viale Mazzini, il viale alberato che congiunge il ponte con la
piazza, ed eravamo diretti ad una libreria (dovevamo firmare contro
la sua chiusura, era una raccomandazione postuma della mamma) in via
Ferrari, la strada che dalla piazza scende verso Sud, circa a 90
gradi dalla precedente. Cominciammo a discutere se era più breve
passare per la piazza o percorrere una congiungente ad arco.
In realtà, se guardate la foto, vedrete che ci sono strade “ad arco”
in tutti i settori intorno alla piazza, tranne quello che
interessava noi: ma noi non lo sapevamo, e comunque la
discussione era accademica. Finimmo col concludere, come
ovvio, che solo se l’angolo tra le due strade supera i 115 gradi (se
l’arco è maggiore di 2 radianti) conviene passare per il
centro. E poi passammo per il centro! A ripensarci ora sembra
una conversazione buffa, ma con Bruno si poteva parlare di qualunque
cosa dal calcio alla religione alla matematica, con la stessa
serietà; e non era mai banale.
Massimo
Clelia Di Serio
Milano, 6 Ottobre 2014.
Pensare a Bruno.
Vivere a Milano, lontana da un amico carissimo come Bruno ha
reso forse da un lato più diluito il dolore della sua scomparsa e
dall’altro ancora più irreale il fatto che lui davvero non sia più
con noi e già da dieci anni.
Stavo facendo quest’estate pulizie in ufficio, quelle che si fanno
prima delle vacanze piene di buoni propositi, e mi sono scivolati
tra le dita degli appunti con la scrittura di Bruno su un articolo
che non abbiamo mai scritto e ho realizzato che erano passati dieci
anni da quello che fu l’ultimo incontro con lui.
Inconfondibile la sua scrittura, precisa nella terminologia
matematica, ma liquida e vivace come era lui. L’amicizia che ho
avuto il privilegio di condividere con Bruno conta tanti episodi
importanti, tutti legati al dialogo continuo con un interlocutore
sempre intelligente e all’ascolto dell’altro, flessibile ma
determinato, spettatore attento del nostro tempo, che concludeva
ogni confronto con una risata disarmante e con quella autoironia che
è propria solo delle persone con una coscienza del sé molto
profonda.
Infine, per me Bruno non è stato solo un collega e amico
insostituibile, ma il baricentro di una rete straordinaria di
persone, Bruno e Tina, Bruno e Marco, Bruno e Fabio, Bruno e Giampi,
Bruno e Pietro, Bruno e Franco, Bruno e Barbara, Bruno e Isaaco,
Bruno e la sua famiglia così fortemente parte di lui.
Bruno e tutti noi, che da quando se n’è andato (così senza preavviso
cavolo!) siamo rimasti qui irrimediabilmente orfani, ma anche
sognatori, così come era lui, incerti tra il sorriso e le lacrime.
Clelia
Laura
Sacerdote
Cari amici e colleghi,
dieci anni fa, attonita per la notizia dell’improvvisa morte di
Bruno, vi avevo proposto di piantare degli alberi in Israele…
volevo ricordarlo con qualcosa di vivo, che sarebbe cresciuto
nel tempo. Questa è la foto che appare a Parco Italia, a Tel
Aviv con la targa che riporta il suo nome.
Quando Fabio mi ha chiesto se avevo dei ricordi “matematici”
da condividere con voi ho tentato di far emergere dalla mia memoria
qualche ricordo netto, di discussioni su un qualche problema. In
realtà non ho mai avuto occasione di collaborare con Bruno, cosi non
ho questo tipo di ricordi. Però ho parlato spesso con lui di
Probabilità e ciò che ricordo è che le nostre discussioni erano una
concatenazione di pensieri, con rapidi salti da problemi relativi a
processi di salto alla bellezza di un sentiero alpino, per poi
passare alla bontà di un vino della Langhe tornando poi alla
matematica, magari con un problema di ordinamenti inframmezzato da
qualche questione politica o filosofica. Era bello parlarsi ai
convegni, il tempo scorreva rapido, troppo rapido per lui… Ho
raccontato questi miei ricordi a Cinzia Carota, che ho incontrato di
recente, e lei mi ha detto che anche per lei questi sono i ricordi
tipici degli incontri con Bruno… ho voluto condividerli con voi
perché forse sto interpretando anche le vostre memorie. Credo di
aver conosciuto meglio molti di voi anche grazie a Bruno perché lui
sapeva trasformare i colleghi in amici e questa sua attitudine
passava da uno all’altro facilmente.
Come con ogni universitario italiano, per lui incontrare un collega
spesso significava cominciare a lamentarsi per i vari disastri
universitari, per le leggi che ci penalizzano, per i fondi che
mancano. Con Bruno non eravamo troppo diversi si cominciava
commentando qualcosa che ritenevamo negativo ma era bello aspettare
il momento in cui cambiava tono e ti diceva candidamente con un bel
sorriso: è inutile lagnarsi, comunque questo è il mestiere più bello
che ci sia. Amava la ricerca ma amava anche insegnare ai suoi
“discepoli”, come gli piaceva chiamarli e a cui si dedicava con
grande entusiasmo. Sono certa che molti di loro portano il suo
ricordo con quello dei loro anni universitari e lo ringraziano
ancora per l’entusiasmo che ha saputo trasmettere loro. Ci ha
lasciato troppo presto ma ha saputo dare molto a tutti.
Bruno and I shared an office at the Department of Statistics and
Probabaility, Univeristy ``La Sapienza'' for almost 10 years between
1982 and 1992 when we were both in our 30's as assistant professors.
We both won the ``concorso'' for associate professor in 1990 and
started our commuting; Bruno went to Milan and I went to Trento. He
was a wonderful roommate, he always had a joke to crack, a play on
words and whenever I had a hard probability problem to solve, I
could always turn to Bruno. He could explain a problem by
associating it to a simple realworld situation. Bruno and I together
with other friends and collaborators would often eat our ``panino''
on the lawn and chat about university issues and other common
interests. We both liked classical music and went to quite a
few concerts together. We also liked mountain hiking. We had a few
holidays together in Trentino and went on mountain walks together
with my daughter who was about 6 years old at the time. Bruno had a
way with children and was great in getting her to do long walks, he
would sing songs, play word games and tell jokes, till we got to the
top of the mountain. I miss him. He gave me a small ``albero
della felicità'' which is thriving and now is about 2 meters
high...so I have a memory of Bruno with me every time I water the
plants.
Now a joke as BB would have told.
Abraham comes to Rabbi and says: "Rabbi, I have a greatest sorrow and worry to tell you. I had
a son, nice Jewish boy, as you know, and I raised him by the laws
of Torah and he went to Yeshiva, but when he grew up he wanted to
be baptized and became Christian." And Rabbi says: "Abraham, you are not going to believe this, but I also had a
son, nice Jewish boy, and I raised him by the laws of Torah and he
went to Yeshiva, but when he grew up he wanted to be
baptized and became Christian. I too am so worried. Let us
pray" And they start to pray, all of the sudden there is thunder
and lightning and they hear a deep voice from above: "Dear fellow Jews, don't worry, but I also had a son, a
nice Jewish boy..."
Julia
Yosef Rinott
On Bruno Bassan:
Bruno combined many traits. He was a very gentle person, very
attentive and perceptive, perhaps taking too much to heart.
He had a healthy sense of humor, and liked to tell barzellette. He
liked to explain them to me when they pertained to Italian culture.
He enjoyed speaking various foreign languages, sometimes in a
humorous and even funny way. In particular, perhaps strangely,
Hebrew and German.
Bruno could also be very critical of himself and of others when it
came to work. We worked together with Yehuda Vardi on a paper of
which there is only a technical report. Yehuda died four months
after Bruno, before the paper was ready. While Yehuda and I
argued loudly about how to proceed with the work, Bruno remained
quiet most of the time. At the end of the day he would write notes
of what we tried to do, often taking us to new directions.
Bruno could be very humble in his own way. I remember how
apprehensive he was about a talk in Jerusalem on his work on
"Pricing stocks and options with Bayesian games". It seems
that he felt unsure whether he knew enough about the subject and
what people would think about his work which provided a new angle to
very well known models. His talk was well received and created
many discussions.
The attendance at the conference honoring his memory proves his
great value to all of us as a friend and as a researcher.
Yosi Rinott
Gianna Panfilo
Nei ringrazimenti della mia tesi di dottorato ho scritto:
"Io credo che questo lavoro non sarebbe neanche iniziato senza il
costante supporto e incoraggiamento fornito da Bruno Bassan. Abbiamo
perso Bruno Bassan nel 2004 e ci lasciato un terribile vuoto. Ciao
Professore"
Se rifletto sulla mia vita attuale, credo che questo
"ringraziamento" detiene ancora la sua importanza oggi.
Un grandissimo saluto
Gianna
Barbara
Torti
Ho conosciuto Bruno proprio all'inizio della mia carriera
accademica.
A quel tempo insegnava il corso di Calcolo delle Probabilità e
Statistica presso il Politecnico di Milano e io gli fui segnalata
come possibile esercitatrice per quel corso. Il nostro primo
incontro fu molto formale, tanto che pensai lui fosse la perfetta
realizzazione di tutti i preconcetti che più o meno da sempre
nutrivo nei confronti del mondo accademico.
Ovviamente mi sbagliavo: Bruno non amava rivelarsi subito, ma si
concedeva molto gradualmente rispondendo ad una esigenza di
fiducia che era parte integrante del suo modo di essere.
Pur con le nostre profonde differenze, tra scontri, risate,
incomprensioni e una innegabile curiosità reciproca, alla fine
diventammo amici.
Ho molti ricordi di quel tempo, alcuni più significativi di altri, e
tra questi vorrei condividere un episodio che a mio avviso, mostra
un aspetto molto peculiare del suo carattere. Aveva un potere molto
speciale: quello di rendere le persone responsabili gratificandole
con la sua fiducia.
Ed ecco l’episodio: durante una prova d’esame orale, uno studente,
interrogato su argomenti centrali del programma del corso, fece
scena muta. Non avevo dubbi: quello studente non poteva superare
l'esame. Ma Bruno non era d'accordo con me, perché lo studente non
era poi così male su altri argomenti. Inevitabilmente discutemmo,
anche molto animatamente, ed io, che nonostante il mio ruolo
subalterno nella vicenda non volevo mollare, fui redarguita con una
delle sue fulminanti battute; mi disse (più o meno testuali
parole): “Barbara, sai cosa è per me la democrazia? È
comandare una volta per uno e stavolta … beh, mi spiace, tocca
a me …”
Così, dopo avermi liquidato, comunicò allo studente la votazione, ed
inoltre aggiunse che, poiché aveva molta fiducia in lui, era
assolutamente certo che avrebbe colmato le sue lacune.
Io ero contrariata ed anche molto scettica per questo insolito modo
di gestire la situazione, e glielo dissi chiaramente. Ancora una
volta avevo preso un granchio: dopo alcuni giorni, Bruno trovò nella
sua casella di posta una lettera di ringraziamento dello studente,
insieme ad una tesina molto ben curata sugli argomenti che non
aveva saputo all’esame.
Questo e molto altro era Bruno.
Barbara
Carlo Sempi
1. Vorrei ricordare come sia nata la collaborazione tra Bruno e
Fabio da un lato e Fabrizio e me a Lecce; per qualche anno a gennaio
a partire dai primi anni 2000, in una pausa delle lezioni nelle
nostre Università, Bruno e Fabio venivano a Lecce per parlare dei
problemi che ci interessavano. In questo modo Fabrizio e io abbiamo
riconosciuto che le funzioni che comparivano nel lavoro, allora in
corso di elaborazione, sulle funzioni di sopravvivenza multivariate
erano semicopule. Diverse volte ho raccomandato a Bruno di precisare
l’espressione vaga “una funzione che ha quasi tutte le proprietà di
una copula”; i nostri due lavori sono stati portati a termine nello
stesso periodo e inviati alla stessa rivista che ha però rifiutato
il nostro poiché non era probabilistico. Sul piano personale
ricorderò che durante queste visite ci capitava di andare a mangiare
il pesce in un ristorante di Porto di Cesareo, villaggio di
pescatori vicino a Lecce. Nella prima di queste occasioni Bruno
osservò da lontano una statua e commentò che era stata scolpita una
Madonna molto attraente; solo arrivato ai piedi della statua si rese
conto che la statua raffigurava non la Madonna, bensí Emanuela
Arcuri. Al termine di diverse di tali visite Bruno si fece
raggiungere dalla moglie Tina.
2. Vorrei ringraziare i conferenzieri e chi ha voluto
ricordare momenti delle interazioni, scientifiche, didattiche e
umane, con Bruno in diversi momenti della sua vita di studioso e di
docente; il ringraziamento va in primo luogo ai suoi
familiari. Si dice talvolta che una persona scomparsa vive nel
ricordo di coloro che le avevano voluto bene; io credo che questo
convegno in memoria di Bruno abbia mostrato quante persone gliene
abbiano voluto e quante gli siano state vicine in momenti diversi
della sua vita e se ne siano sentite arricchite. Grazie.